Inquinamento luminoso

inquinamento luminoso

L’inquinamento luminoso ambientale è il risultato di una eccessiva produzione di luce rispetto al fabbisogno effettivo; questo genera effetti danno si per l’ambiente e per l’uomo. Analizziamo il tema con attenzione ai risvolti negativi e alle origini del problema , ma anche con attenzione alle nuove disposizioni di Legge e alle Soluzioni

Perché si parla di Inquinamento Luminoso e come si concretizza

Il principio di inquinamento Luminoso è stato concepito per identificare un’insieme di seri effetti negativi che provengono da una lunga esposizione a fonti di illuminazione con caratteristiche non idonee al contesto in cui sono state previste e installate. Effetti negativi che possono giungere da sovraesposizione a fonti luminose molto forti o erroneamente posizionate che possono inficiare sulla vita e le attività umane, ma anche sulla vita di specie animali e vegetali

In ambienti chiusi come uffici e locali commerciali , ad esempio, l’uomo che lavora e frequenta a lungo gli spazi potrebbe essere esposto per lunghi periodi a cattiva illuminazione con conseguenze dirette sulla qualità della percezione spaziale e degli oggetti, ma anche con conseguente stress visivo.

In ambienti esterni, invece, sebbene gli effetti diretti sull’attività umana possano essere minori, bisogna evidenziare i grandi e gravi effetti che la fortissima illuminazione notturna, ormai sempre simile per intensità alla luce diurna, può avere per l’ambiente naturale. Le conseguenze peggiori possono verificarsi a livello dei cicli riproduttivi della fauna, della migrazioni degli uccelli, della fotosintesi per le piante con inevitabili ricadute anche sulla vita umana.

Il LED contro l’inquinamento luminoso

La tecnologia a LED rappresenta una grande innovazione anche in forma di soluzione per ridurre e controllare l’inquinamento luminoso, in molti contesti. Prendendo ad esempio l’illuminazione stradale, spesso vengono utilizzate le lampade al sodio omnidirezionali rispetto alle quali le lampade a LED sono direzionabili e hanno un fascio di luce controllato e concentrato sulla strada. Si ha, così, una minor dispersione luminosa oltre le carreggiate con meno effetti negativi sulla sfera vegetale e animale eventualmente presente oltre i limiti del nastro d’asfalto. Senza contare, aspetto fondamentale, la maggior qualità luminosa garantita dalla tecnologia led che illumina con assoluta efficienza

Un altro vantaggio dell’impiego della tecnologia LED contro l’inquinamento luminoso è dato dal fatto che è interfacciabile con altre tecnologie avanzate, che possono consentire di programmare l’accensione solo quando serve e nella quantità che serve. Pensiamo ad esempio all’installazione di sensori di prossimità, che facciano accendere l’illuminazione di una strada di campagna o di una pista ciclabile fuori città solo quando effettivamente c’è un veicolo o un ciclista che la sta percorrendo. Pensiamo anche ai sensori di illuminazione, che consentono di regolare l’intensità con cui le lampade si accendono, facendo in modo che al crepuscolo e all’alba essa sia minore che a notte fonda.

Alcune maggiori Fonti di Inquinamento Luminoso

Le principali fonti dell’inquinamento luminoso sono gli impianti di illuminazione pubblici, grandi strutture Industriali, stadi e centri commerciali, le insegne pubblicitarie e le vetrine. Per un 50% anche l’illuminazione delle case contribuisce all’inquinamento domestico, per cui oltre alle normative regionali che dovrebbero programmare interventi, anche nelle case sarebbe necessario intervenire, ad esempio adottando sistemi di illuminazione a LED, che come abbiamo visto sono più adeguati per produrre fasci di luce non inquinanti.

Normativa sull’inquinamento luminoso

Dal punto di vista normativo l’inquinamento luminoso non viene combattuto grazie a una legge nazionale, per cui alle regioni è stato affidato il compito di legiferare in materia. Solitamente le leggi regionali fanno riferimento alla norma UNI 10819/1999. Fra le leggi regionali, una delle più efficaci è quella dell’Emilia Romagna (D.G.R. del 18 novembre 2013, n. 1688) che prevede, tra le altre cose, l’impiego per l’illuminazione pubblica di sorgenti luminose diverse da quelle al sodio ad alta pressione, come la tecnologia LED o i moduli LED.